Mille euro in quattro, il folle scontrino ha fatto scatenare il web ma il ristorante non ci sta alle accuse rivolte e dice la sua.
Una vicenda bizzarra quanto accaduto in Italia ed esplosa praticamente ovunque. Un fatto che farà assolutamente riflettere e che dimostra quanto sia importante al giorno d’oggi essere previamente consapevoli delle esperienze che si stanno per fare, imparando quindi a riconoscerne anche i relativi costi. Lo sanno bene sicuramente i quattro protagonisti di questa surreale (ma mica tanto) vicenda il cui malcontento si è subito riversato sui social con tanto di hashtag #scontrino salato.

Un pranzo in una location mozzafiato, ristorante con vista mare. Un momento godurioso si è trasformato in un vero e proprio incubo scatenando una polemica sui prezzi estivi gonfiati nei ristoranti delle più rinomate mete turistiche. Questo è quanto accaduto a Ponza, precisamente a Sant’Antonio dove quattro turisti hanno pagato uno scontrino da quasi mille euro. Precisamente 923 euro per un pasto a base di antipasti, quattro primi – Scialatielli all’aragosta – acqua e due bottiglie di vino bianco Biancolella, il tutto minuziosamente servito nel ristorante Il Rifugio dei Naviganti.
Scontrino folle, mille euro in quatto: scoppia la polemica
Ciascuno avrebbe speso oltre 230 euro per il primo piatto a base di aragosta. Una spesa che sicuramente ha acceso il dibattito diffondendosi quindi praticamente ovunque. Solo i primi piatti avrebbero avuto un costo totale di 750€, mentre le due bottiglie di vino avrebbero aggiunto al conto altri 120. I ristoratori ammettono quanto l’aragosta sia cara, ma ovunque non solo in questo ristorante. Il prezzo ammonterebbe a 230 al kg e nel caso specifico ogni cliente ha scelto esemplari da oltre 800 grammi e presentato al tavolo prima che venisse preparato.

Il ristoratore certamente non è rimasto zitto davanti a questi attacchi ed ha espresso un certo dispiacere per aver ricevuto continue polemiche, sostenendo come ci siano persone umili che hanno grandi disponibilità economiche ed altri invece che ostentano ma non sono in grado di pagare. Non sempre si riesce a capire chi davvero riesce a permettersi un piatto del genere. Il caso è stato un pretesto per aprire anche quest’anno il dibattito sull’accessibilità e la trasparenza dei prezzi nelle mete più gettonate del turismo italiano.
Cattiva pubblicità
Intanto la pagina ufficiale Instagram del ristorante in questione è stato preso di mira. Com’è purtroppo prevedivile ormai al giorno d’oggi, ogni evento diventa pretesto per offendere, stando comodamente a casa. Se qualcuno infatti li apostrofa come ladri, altri invece accusano i prezzi molto cari. Il caso di Ponza è molto simile a quello di altre località vicine e non come Capri, Costiera Amalfitana o Porto Cervo, ogni anno pullulanti di visitatori. Che sia un incentivo affinché i locali lavorino con la massima trasparenza nei menu. Affinché i clienti siano maggiormente consapevoli di cosa poter gustare e a che prezzo.