Proteste al Tour de France: la reazione della sicurezza è sconcertante

Nel corso della tappa con arrivo a Tolosa del Tour de France, il comportamento di un addetto alla sicurezza ha fatto molto discutere.

Un momento di tensione ha scosso l’undicesima tappa del Tour de France a Tolosa, quando un manifestante filo-palestinese ha fatto irruzione sul percorso per protestare contro la partecipazione della squadra israeliana Premier-Tech. Ma a far discutere è soprattutto l’intervento durissimo di un addetto alla sicurezza, che ha sollevato interrogativi sulla gestione dell’ordine pubblico durante l’evento. Le immagini complete dell’intervento della sicurezza sono finite su Tik Tok scatenando polemiche.

Dalle immagini, si vede il manifestante, che indossava una maglietta con la scritta “Israele fuori dal Tour” e portava una kefiah, correre sulla carreggiata occupata dai ciclisi con le mani alzate, apparentemente senza minacciare direttamente atleti o spettatori. A pochi metri dal traguardo, è stato improvvisamente placcato con estrema violenza: la guardia lo ha scaraventato a terra con un gesto che ha scioccato il pubblico, trascinandolo come un peso morto e a un certo punto pare addirittura colpirlo con qualcosa.

Le proteste al Tour de France fanno discutere per la repressione usata contro i manifestanti

Il video dell’accaduto diffuso appunto via social network mostra chiaramente la sproporzione tra l’azione del manifestante – pur dirompente – e la risposta aggressiva della sicurezza. Alcuni spettatori, visibilmente turbati, sono persino intervenuti per allontanare la guardia, preoccupati per l’incolumità del giovane a terra, dopo essere stato letteralmente scaraventato oltre le transenne, tra tifosi preoccupati per le conseguenze di quella che assumeva la forma di un’aggressione.

L’episodio della protesta sedata in modo per così dire maldestro dall’addetto alla sicurezza si è verificato a circa 25 metri dal traguardo, mentre i ciclisti stavano completando la tappa vinta dal norvegese Jonas Abrahamsen su Mauro Schmid. Il gesto del manifestante mirava a denunciare la presenza della squadra israeliana, che quest’anno, va sottolineato, non ha comunque schierato atleti israeliani, ma che comunque è presa di mira per le politiche di guerra di Israele.

Mobilitazioni pro Palestina non solo nel mondo dello sport

La vicenda che ha caratterizzato il finale di tappa riaccende il dibattito su come gestire proteste pacifiche all’interno di grandi eventi sportivi, ma non solo e solleva dubbi sull’equilibrio tra sicurezza e libertà di espressione. In un contesto in cui le manifestazioni a sostegno della Palestina stanno aumentando in vari ambiti, la risposta del Tour de France rischia di essere ricordata per la forza usata, mettendo in secondo piano la gara.

In queste settimane, si intensificano peraltro le mobilitazioni in tutto il mondo a favore del popolo palestinese e contro l’occupazione della striscia di Gaza da parte di Israele, Paese che viene accusato di genocidio. Nel contesto, ha fatto davvero molto discutere la presa di posizione di Coop, che ha optato per il boicottaggio di alcuni prodotti di provenienza israeliana, a favore di altri che sostengono la causa palestinese, come la Gaza Cola, una bibita che sta prendendo piede ovunque.

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