Fauja Singh, coi suoi 114 anni, era considerato il maratoneta più anziano al mondo: a ucciderlo è stata un’auto pirata che lo ha investito.
Era considerato il maratoneta più anziano del mondo, sebbene non abbia mai ottenuto un riconoscimento del Guinness World Record perché non aveva un certificato di nascita. Eppure tutti conoscevano la sua età e le sue imprese, tanto da averlo ribattezzato il “tornado col turbante”. Il suo nome era Fauja Singh ed è morto nelle scorse ore dopo essere stato investito in un tragico incidente stradale.

Sebbene appunto non vi sia certezza riguardo la sua età, lui sosteneva di avere 114 anni, essendo nato – diceva – nell’India rurale nel 1911 e poi si era trasferito a Londra. La passione per la maratona gli era venuta alla fine degli anni Ottanta e ne aveva fatto una ragione di vita, così era diventato famoso e apprezzato in tutto il mondo per le sue imprese. L’anziano maratoneta, che continuava a cimentarsi nella corsa, era tornato a vivere in India.
La tragica morte del maratoneta più anziano al mondo
Proprio qui ha trovato la morte e stando alla polizia indiana, un veicolo sconosciuto ha investito Fauja Singh mentre camminava su una strada vicino al suo villaggio natale di Beas, nello stato indiano nord-occidentale del Punjab. L’anziano maratoneta diventato un simbolo di resilienza è stato ricoverato all’ospedale Shrimann nel distretto di Jalandhar, ma purtroppo le ferite alle costole e alla testa erano molto gravi perché potesse superare il trauma.

La polizia ha arrestato un sospettato martedì dopo aver esaminato le riprese delle telecamere a circuito chiuso: è accusato di omicidio colposo e omissione di soccorso, sebbene in tanti ne chiedano ora l’incriminazione per omicidio volontario, un reato che però non sarebbe riconducibile con quanto realmente accaduto. La persona fermata sarebbe un 26enne che vive all’estero e la sua famiglia in Canada è stata informata del suo arresto.
Il cordoglio per la morte del mitico Fauja Singh
Fauja Singh, secondo quanto si apprende, appena un paio di mesi dopo aver scoperto la sua passione per l’atletica e le gare di fondo, aveva corso la sua prima maratona, mentre il record personale era del 2003 alla Toronto Waterfront Marathon, quando coprì i famigerati 42 km e 195 metri col tempo di cinque ore e quaranta minuti. “Correre mi ha insegnato la gentilezza e mi ha riportato in vita, facendomi dimenticare tutti i miei traumi e i miei dolori”, disse alla CNN una decina di anni fa.

La sua ultima gara fu a Hong Kong, su un percorso di 10 chilometri, nel 2013, un anno dopo aver portato la fiamma olimpica alle Olimpiadi di Londra 2012, un riconoscimento al suo grande impegno nelle corse di fondo. Una grande soddisfazione per lui, anche per le parole di ammirazione della Regina Elisabetta II. Oggi lo ricorda anche il Primo Ministro indiano Narendra Modi, parlando di “un atleta eccezionale con un’incredibile determinazione”.