Azienda simbolo dello snack made in Italy è sempre più a rischio chiusura, le ultime notizie sono tutt’altro che rassicuranti: cosa sta accadendo.
Una delle aziende simbolo dello snack italiano rischia il collasso: da mesi, decine di famiglie vivono una condizione di precarietà e incertezza sul proprio futuro, con i sindacati che denunciano stipendi non pagati, produzione ridotta ai minimi termini e la possibilità sempre più concreta che l’azienda fallisca. Dietro ai pacchetti colorati che per anni hanno riempito gli scaffali dei supermercati, si nasconde oggi il dramma di chi continua a lavorare con dignità, pur rischiando di non ricevere un reddito.

Le segreterie territoriali dei sindacati Fai, Flai e Uila, legati a Cgil, Cisl e Uil, lanciano l’allarme: “Non è più sostenibile. Chi lavora in questa azienda ha continuato a farlo con responsabilità, ma il loro impegno non è stato ripagato. Serve subito un cambio di passo”. Cambio di passo che a quanto pare tarda davvero ad arrivare, esattamente come la cassa integrazione straordinaria, promessa da tempo, non è ancora arrivata.
La crisi di Crik Crok, la nota azienda a rischio chiusura
Intanto, le giornate lavorative si fanno sempre più rare, le linee produttive si fermano, le bollette restano da pagare, viene denunciato dai sindacati dei lavoratori. L’azienda in questione, davvero per molti anni un vanto in materia di snack made in Italy, è la Crik Crok srl, nata a fine anni Quaranta a Pomezia, come Ica Foods S.p.A. e che produce tutta una serie di marchi molto noti come snack e nello specifico come patatine fritte.

Chi, tra i banchi del supermercato, almeno una volta non ha acquistato oltre a Crik Crok, le patatine che oggi danno il nome all’intero gruppo, le Contadine oppure ancora le Puff o le Stile fatte a mano? Questi marchi, stando a sentire i sindacati, dopo quasi 80 anni di storia, rischiano oggi di scomparire dagli scaffali dei supermercati e a preoccupare, oltre all’aspetto economico, è anche quello industriale.
Un marchio storico chiude, decine di persone restano senza lavoro
Insomma, appare evidente come il rischio non sia solo legato alla perdita di posti di lavoro, ma riguarda lo smantellamento di un’intera realtà produttiva che ha rappresentato per decenni un punto di riferimento del settore alimentare. Quella di Ica Foods, oggi Crik Crok, è infatti una storia italiana, nata per volontà di Carlo Finestauri, imprenditore che adotta in Italia il metodo USA delle Chips, ed è fatta di gusto e successo.

Una storia che però appare oggi soffocata da una gestione incerta e da un nuovo concordato preventivo che getta ombre sul futuro, come spiegano i sindacati: “Abbiamo fatto la nostra parte con serietà, ora tocca alle istituzioni e all’azienda trasformare le promesse in azioni concrete e verificabili”. La fabbrica è a Pomezia, ma la sua crisi riguarda tutti: questa crisi è infatti il simbolo di come anche marchi radicati nella cultura popolare italiana possano cadere, lasciando senza tutele chi ci lavora ogni giorno.
Anche questo non è un dettaglio di poco conto, anzi rappresenta il fulcro del problema: dietro il nome familiare, dietro un jingle inconfondibile, ci sono sempre persone, che si tratti di Crik Crok o di qualsiasi altra azienda italiana e internazionale, che rischiano di perdere il lavoro, un lavoro che è sempre più scarso. Oggi a Pomezia, ieri e domani in qualche altra città italiana, proprio quelle persone aspettano risposte.