Il dibattito politico sulla tax credit è più aperto che mai e l’intenzione del Governo è di cambiare radicalmente le cose.
Quella del governo Meloni potrebbe essere la stretta più consistente sul finanziamento pubblico alle produzioni cinematografiche e che metterebbe a rischio oltre 100mila posti di lavoro tra gli addetti.

La tax credit, cioè il credito di imposta a favore delle produzione cinematografiche, era già sotto la lente di osservazione dell’attuale governo, ma gli ultimi eventi di cronaca hanno messo in atto un’accelerazione sul cambiamento che mette a rischio il mondo delle produzioni audiovisive nel nostro Paese.
Il riferimento non può che essere al duplice omicidio di Villa Pamphili e alla scoperta che l’unico indagato Kaufmann abbia ricevuto nel recente passato un sostanzioso aiuto economico proprio dal Mic per la produzione di un film che non ha mai visto la luce. E se fino a questo momento c’era nelle intenzioni del governo quello di dare nel tempo un’impostazione diversa all’ottenimento dei fondi, il caso di Villa Pamphili ha scoperchiato un vaso di Pandora che ora si vuole risolvere nel più breve tempo possibile.
Tax credit al cinema, il Mic chiude i rubinetti e si mette a rischio l’intero settore
Il credito di imposta nasce con il preciso obiettivo di aiutare registi e produttori ad affrontare i costi di produzione di pellicole cinematografiche e documentari. Un aiuto consistente se consideriamo che la tax credit è costata negli ultimi anni 600 milioni di euro.

C’è però un ma, sempre secondo i dati forniti dal Mic delle 1.354 opere finanziate tra il 2019 e il 2023 ben 598 non sono mai arrivate nelle sale. Stiamo parlando di un 44% che ha fatto scattare il campanello di allarme, questo nonostante i 6,6 miliardi di euro di valore prodotto dal cinema italiano nel solo 2024 (dati di una ricerca condotta dal Rome Business School) e un indotto occupazionale che vede oltre 10mila imprese coinvolte e oltre 100mila lavoratori (dati Anica -l’Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e digitali).
Ma come funziona la tax credit? Si dà la possibilità di compensare, attraverso imposte fiscale e previdenziali dovute, parte delle spese sostenute per la produzione di film e documentari con un’aliquota che può variare tra il 30 e il 40%.
Un sistema di finanziamento che il governo oggi definisce scandaloso, soprattutto in virtù di sospetti sulla trasparenza e correttezza delle procedure di assegnazione dei contributi. Il caso Kaufmann non ha fatto che inasprire la situazione e ha fatto scattare un’azione ispettiva svolta in collaborazione con la Guardia di Finanza e volta proprio ad accertare la correttezza nell’utilizzo delle risorse pubbliche.
La stretta del Mic, i rischi per il settore
Di fatto quello che sta succedendo è che il Mic sta applicando importanti restrizioni sull’elargizione delle risorse mettendo però a rischio tutta la filiera produttiva. I controlli effettuati nelle ultime settimane hanno già prodotto la revoca di 66 milioni di euro precedentemente concessi, ma non è finita qui perché dal Mic fanno sapere di aver respinto altre richieste per un valore di 22 milioni di euro.
Un futuro senza tax credit o comunque con il credito estremante ridotto si fa sempre più concreto e l’unica vera alternativa sembra essere quella di volgere lo sguardo ad altre forme di finanziamento che, in questo momento, arrivano per lo più dal web e dalle piattaforme streaming.