Roberta Bruzzone di recente è intervenuta ed ha svelato senza mezzi termini un retroscena alquanto inquietante su uno degli ultimi casi di cronaca.
La criminologa Roberta Bruzzone non ha certamente bisogno di presentazioni: la celebre professionista che negli ultimi anni ha avuto un ruolo molto importante anche a livello mediatico partecipando nei vari format. E’ qui che nell’affrontare i casi di cronaca più crudeli e che hanno principalmente hanno scosso l’opinione pubblica, la Bruzzone è intervenuta per fornire alcuni dettagli. Aspetti che magari chi non è criminologo non riesce a vedere.

Di recente invece al Teatro Rossini di Civitanova la criminologa è stata protagonista di un intervento che ha scosso gli animi dei partecipanti offrendo una riflessione su un caso di femminicidio consumato a Tolentino: Gentiana Kopili, uccisa dall’ex marito, Nikollaq Hudhra. L’incontro fa parte della rassegna esseri umani ed è promossa da Confartigianato Macerata-Ascoli-Fermo. Un momento di forte impatto emotivo e culturale che ha invitato chiaramente tutti i partecipanti ad una profonda riflessione sociale.
“Giustiziata per strada” il terribile racconto di Roberta Bruzzone
Nel suo recente intervento quindi la Bruzzone ha spiegato come il caso di Gentiana sia non un semplice omicidio ma un’esecuzione brutale. Non bastano i simboli e le panchine rosse per affrontare quella che è una piaga sociale attuale, quale appunto la violenza di genere ma bisogna fare qualcosa di più per cercare di frenare questo trend brutale e ricco di sangue. La vittima è stata giustiziata in mezzo alla strada con una violenza incredibile e l’uomo deve aver compiuto l’omicidio si è seduto su una panchina per osservare la scena.

La scelta del luogo pubblico secondo la criminologa non è casuale ma un modo per corroborare ancora di più il controllo dell’omicida. Un desiderio di dominio ed una punizione verso la donna. La Bruzzone ha altresì colto l’occasione anche per criticare l’idea secondo cui il modo per affrontare il femminicidio sia quella di inaspirire le pene: non è solo questo che bisogna fare. Anche perché, precisa durante l’intervento, chi commette il reato sa che può rischiare l’ergastolo.
In realtà bisogna più che altro fare un intervento culturale: combattere l’idea patriarcale di possesso e lavorare sull’educazione emotiva ed affettiva. Solo così sarà possibile scongiurare quegli atteggiamenti manipolatori che spesso vengono minimizzati all’interno delle relazioni.
Un cambiamento culturale
Roberta Bruzzone ha affermato più volte come non bastino simboli o commemorazioni. Ci vuole un cambiamento profondo che parta dalle coscienze delle relazioni quotidiane. La storia di Gentiana non può essere solo un tremendo fatto di cronaca ma un invito collettivo a non voltarsi più dall’altra parte. Ma fare qualcosa affinché prima o poi anche questa piaga sociale venga neutralizzata, la speranza un po’ di tutti.