Roberta Bellesini e l’ultimo gesto d’amore per Giorgio Faletti: una scelta che dice tutto e che non è passata inosservata neanche oggi.
Non sempre l’amore si misura nei grandi gesti pubblici: ci sono momenti e occasioni in cui si manifesta nelle decisioni più silenziose, nei momenti più drammatici, o in una stanza d’ospedale dove si è chiamati a decidere tra la vita e la morte. Roberta Bellesini, moglie di Giorgio Faletti, lo ha dimostrato due volte a distanza di dodici anni e oggi che di anni dalla morte dello scrittore noir ne sono passati undici, quei gesti risuonano ancora e non passano inosservati.

La prima volta, nel 2002, quando Giorgio Faletti fu colpito da un ictus proprio nel giorno della presentazione del suo primo romanzo, Io uccido, Roberta Bellesini fu chiamata per la prima volta a una scelta forte. La seconda, molto tempo dopo, prese nuovamente una decisione, con un gesto che non poteva passare inosservato, e che ha reso eterno il loro legame. Prima che scrittore, Giorgio Faletti è stato molto altro e alcuni suoi personaggi furono iconici.
L’ictus del 2002 e la scelta della compagna di vita di Giorgio Faletti
Al suo fianco, sempre Roberta Bellesini, un legame indissolubile il loro fatto di scelte difficili: dodici anni prima della morte di Faletti, un mattino come tanti si trasformò in un incubo per la donna. La compagna di vita dello scrittore lo trovò privo di sensi nella loro camera da letto: la donna reagì e il compagno fu trasportato d’urgenza al Niguarda, dove i medici parlarono chiaro: serviva una decisione immediata.

C’era infatti un farmaco sperimentale, mai usato in Italia, che rappresentava una possibilità, ma anche un rischio mortale e Roberta Bellesini doveva decidere: la coppia non era ancora sposata, ma era lei la persona più vicina all’artista. In dieci minuti, la donna dovette scegliere se rischiare e lo fece: andò tutto per il verso giusto e la donna ricorda ancora la battuta di Giorgio Faletti al risveglio. “Ma mi avete ricoverato in un casinò di Las Vegas?”, furono le sue parole.
La malattia, la morte e la scelta di vita di Roberta Bellesini
Quell’ictus, paradossalmente, fu l’inizio di una nuova vita per Faletti, che di cambiamenti era un grande esperto: il suo romanzo d’esordio Io uccido fu un caso editoriale senza precedenti e lui e Roberta Bellesini convolarono anche a nozze. Furono anni ricchi di soddisfazioni, fino alla tremenda diagnosi del 2014: un cancro ai polmoni che si estese rapidamente al cervello e che lo portò alla morte, il 4 luglio dello stesso anno.

“Se penso che avrei potuto morire nel 2002, e invece ho vissuto dodici anni straordinari, allora mi sento l’uomo più fortunato del mondo”, disse Giorgio Faletti alla moglie poco prima di morire e lei, grata allo scrittore e compagno di vita per tutto, scelse non solo di restargli affianco, ma anche di continuare a portare avanti il nome e l’opera del marito. Ha lasciato la sua carriera, si è trasferita ad Asti — la città natale del marito — e si è dedicata alla cultura, all’arte e alla letteratura.