Bere latte fa male, leggete che dicono gli esperti

Circa metà della popolazione mondiale è intollerante al lattosio, una condizione molto comune, ma perché in certi casi bere latte fa male?

Second le stime, circa il 50% della popolazione mondiale soffre di intolleranza al lattosio. Essere intolleranti al lattosio significa che l’organismo non riesce a digerire bene lo zucchero presente nel latte e nei suoi derivati. Tale condizione è caratterizzata dalla carenza nella presenza dell’enzima lattasi. Non è un disturbo pericoloso, ma un disagio che può essere genetico e che si sviluppa con l’età.

Ragazza beve bicchiere di latte
Ragazza beve bicchiere di latte (pierluigibersani.it)

Il fatto è che nessuna specie al mondo è solita bere latte di altre specie. Nessuno, tranne l’essere umano. Come è facile intuire, si tratta di una condizione innaturale, alimentata tra l’altro da falsi miti che ci portiamo dietro da secoli, secondo cui il latte farebbe crescere prima e renderebbe forti le ossa. In realtà, bere latte è un’abitudine che se da una parte comporta alcuni benefici, dall’altra può dare diversi problemi di salute.

Intolleranza al lattosio, bere latte può comportare diversi disturbi: cosa bisogna sapere

Come accennato, l’intolleranza al lattosio non è certo pericolosa, ma può comportare numerosi fastidi, come mal di pancia, crampi, nausea, diarrea, sensazione di gonfiore, bruciore di stomaco e meteorismo. Tale disturbo avviene per l’incapacità da parte dell’organismo di digerire correttamente gli zuccheri del latte, il galattosio e il glucosio, che compongono il lattosio.

Quando si ha carenza dell’enzima lattasi, il lattosio non può essere separato nelle sue componenti, perciò viene digerito in modo scorretto. In generale, l’intolleranza è dovuta a cause genetiche, oppure cause congenite, ma può anche verificarsi per un periodo di tempo limitato, e quindi essere transitoria. Si sviluppa quando si diventa adulti, ma ci sono casi di intolleranza precoce, chiamata intolleranza primaria, poiché si sviluppa sin dall’infanzia.

Sensazione di malessere dopo aver bevuto latte
Sensazione di malessere dopo aver bevuto latte (pierluigibersani.it)

L’intolleranza transitoria, invece, si verifica quando si assiste a una riduzione temporanea di lattasi, magari per via di una malattia e di alcuni problemi a livello gastrointestinale, mentre l’intolleranza congenita, più rara, è dovuta a una mutazione che comporta assenza di lattasi nell’organismo sin dalla nascita. Non esistono cure all’intolleranza, occorre soltanto prevenirla adottando le giuste abitudini.

Come evitare i rischi di un’intolleranza al lattosio: prima di tutto, smettere di bere latte

Se si è intolleranti al lattosio ci si rende conto di particolari sintomatologie: basta bere un bicchiere di latte, oppure consumare derivati del latte, per accusare malori classici, come diarrea, mal di pancia, stitichezza, gonfiore, bruciori di stomaco, crampi e nausea. È semplice. Dunque, in tal caso è bene evitare di consumare latte. Altrimenti, per averne certezza dell’intolleranza, esiste un test specifico.

Si chiama breath test, ossia il test del respiro, un esame non invasivo che consiste nell’analisi dell’aria respirata dal paziente prima e dopo aver bevuto latte. Se lo zucchero non digerito fermenta, allora si registra una produzione eccessiva di idrogeno, segnalando la positività all’intolleranza. Inoltre, esiste anche un test genetico.

Donna rinuncia a bere latte
Donna rinuncia a bere latte (pierluigibersani.it)

Comunque sia, anche se il latte vaccino comporta alcuni benefici, visto che rappresenta una buona fonte di calcio, di proteine e di vitamine, è bene non esagerare con le quantità, anche se non si è intolleranti. Lo stesso vale per il consumo di mozzarelle, formaggi freschi, formaggi a pasta molle, gelati o creme, e così via.

Non bisogna fare terrorismo, consumato in dosi moderate e in assenza di particolari sintomi, il latte vaccino non comporta alcun problema. Tuttavia, può essere facilmente sostituito con prodotti alternativi, come il latte delattosato (sempre più diffuso nei supermercati), prodotti caseari arricchiti con il batterio Lactobacillus, oppure i latti vegetali (soia, mandorla, cocca, riso, avena).

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